SPORTMAX Fall-Winter 2023/2024 Bar

“The androgynous mind is resonant and porous; that it transmits emotion without impediment; that it is naturally creative, incandescent and undivided” Virginia Woolf, A Room of One’s Own

‘BARE’, as the title suggests, is about stripping back and peeling off, taking us back to the origin of things. Revealing while covering. Covering while revealing. ‘BARE’ celebrates the call of the primordial, the power of brutalist simplicity and the ambiguous sensuality found in nature at once pure and wild, equally charged with fluid excesses of masculine/feminine energy by design. Androgyny as the absolute expression of freedom. The collection’s concept is informed by revisiting the work of artists/photographers such as Peter Hujar, Robert Mappelthorpe and Nan Goldin, similarly devoted to bringing to light the beauty often hidden in the shadows, resulting in a powerful crossroad between high art and marginal life. Those seen through their lenses came to similarly personify the conundrum existing in the act of laying bare one’s skin as well as one’s soul, a permanent walk in the fine line between intimacy and exposure, glamour and decadence, vulnerability and armour. Peter Hujar once said: “I photograph those who push themselves to any extreme. That’s what interests me, and people who cling to the freedom to be themselves”. In this context, ‘BARE’ is more than a word to describe ‘nakedness’ or ‘the pure state of things’, but rather synonymous to legitimising the complexities of being including the free will to enjoy playing out the clichés or breaking the molde; to be superficially profound or profoundly superficial; to stick with one singular path or embrace multiple reinventions. No matter what, to lay bare is to be comfortable in one’s skin unreservedly. The act of being oneself is per se a revolution and to celebrate one’s skin even a more powerful one. SKIN. ALL SKINS. SKIN AS SECOND SKIN.

The collection gives way to a continuous game of contrasts between bourgeois elegance, primitive chic and glam androgyny. Sartorial tailoring is defined by bold shoulders and wide-leg trousers, a look inspired by both zoot suits and teddy boys. The essential timelessness of 90s dresses come to the fore through straight, knee-length skirts and bold layering that enlivens silhouettes that are sheer, and transparent, enveloping the body as it twists and turns. Colors run the gamut, from neutral skin tones, beiges and camels to browns that come to life in hues of cinnamon, caramel, ginger, all of them complemented by delicate peach and punctuated with absolute black. Accessories come to life through an unexpected mix of metal and botanical accents. The runway show unfolds in the curated intimacy of a grunge garage, furnished with tattered sofas and accompanied by the musical composition ‘Stelle Disorientate’ by Teho Teardo.

“BARE”, come suggerisce il titolo, è un mettersi a nudo, il togliere le sovrastrutture per ritornare all’origine delle cose. Rivelarsi mentre ci si copre. Coprirsi e al contempo svelarsi. ”BARE” celebra il richiamo del primordiale, il potere della semplicità brutalista e la sensualità ambigua che si trova in natura, pura e allo stesso tempo selvaggia, equamente carica di fluidi eccessi di un’energia maschile e femminile. L’androginia come la più assoluta espressione di libertà. La collezione Sportmax per l’Autunno-Inverno 2023/24 parte dalla rivisitazione delle opere di artisti e fotografi come Peter Hujar, Robert Mapplethorpe e Nan Goldin, ciascuno a suo modo intento a portare alla luce la bellezza che spesso si cela nell’ombra, in un potente incrocio tra l’arte nella sua forma più alta e la vita ai margini. Ciò che appare attraverso i loro sguardi è l’analoga personificazione del paradosso insito nel mettere a nudo la propria pelle così come la propria anima, un infinito calpestare quella linea sottile tra intimità ed esposizione, glamour e decadenza, vulnerabilità e corazza. Peter Hujar una volta ha detto: «Fotografo chi si spinge agli estremi. Ecco cosa interessa a me, la gente che si aggrappa alla libertà di essere se stessa». In questo contesto, “BARE”, è più di una parola che descrive la nudità o il puro stato delle cose. È piuttosto il sinonimo della legittimazione della complessità dell’essere e della libertà di poter giocare con i cliché o di rompere gli schemi. Libertà di essere profondi o profondamente superficiali; di attenersi a un percorso singolare, oppure di abbracciare multiple reinvenzioni di sé. Mettersi a nudo vuol dire sentirsi bene nella propria pelle senza riserve. L’atto di essere se stessi è di per sé una rivoluzione e ancora più potente è il celebrare la propria pelle. SKIN. ALL SKINS. SKIN AS SECOND SKIN.

La collezione è un gioco continuo di contrasti tra eleganza borghese, primitive chic e glam androgyny. Ci sono la sartorialità di completi con le spalle definite e i pantaloni a gamba larga, a metà tra zoot suit e teddy boys. Lo stile essenziale e senza tempo degli abiti anni ‘90 conquista la scena con gonne dritte al ginocchio, audaci layering e silhouette lucide e trasparenti che abbracciano il corpo mentre si avvolgono e girano intorno. I colori spaziano dai toni neutri della pelle, dei beige e dei cammello, ai marroni della cannella, del caramello, dello zenzero, completati da un delicato color pesca e da un black intenso. Gli accessori prendono vita dall’incontro inaspettato di dettagli metallici ed elementi botanici. L’ambientazione della sfilata è una potente immersione nell’intimità di un garage arredato con divani délabré e accompagnata dalla composizione musicale “Stelle Disorientate” di Teho Teardo.

Make up: Karim Rahman

Hair: Anthony Turner

Music: Teho Teardo